Da una parte dell’oceano c’è l’America Latina. Una terra intensa, piena di magia. Dall’altra c’è Parigi, Belleville. Una terra multiculturale, urbana e moderna.
Attraverso la sua musica, La Chica unisce questi due mondi, offrendo un collage di trame sonore prese in prestito dalla sua eredità culturale e da varie influenze moderne, rompendo i codici prestabiliti.
E’ attorno al pianforte e alle tastiere che il suo universo è costruito, mescolando abilmente ispirazioni classiche (come il suo amore per Debussy) con la profondità di strati aerei di synth analogici.
Senza maschere, l’artista franco-venezuelana trasmette emozioni pure, tra pensieri astratti e introspezione poetica.
“C’è qualcosa di sacro nella voce di La Chica.
Il suo incantesimo ci libera dalla gravità, la sua figura ondeggia, imitando i nostri corpi.
Una danza di suoni, parole, grida, idiomi e dita. Dalla sua tastiera, come una sciamana, conduce e dirige la nostra transe.
Bisogna vederla prepararsi ad emettere un suono, con la schiena dritta, le spalle allargate, la testa protesa verso l’alto, il mento infilato nel petto, gli occhi socchiusi, e all’improvviso la vibrazione esplode, serena, magica, rilassante.
A volte donna guerriera a volte poetessa, la sua voce avvolge, ammalia, accarezza, unendo forze contraddittorie in una narrazione dinamica.
Hip-hop, afrocaraibico, doo-wap, Debussy, li ha riuniti tutti nella sua voce e nella sua tecnica pianistica, oltre che nel lavoro del campionatore.
In sequenze, suona dei tratti che sembrano presi in prestito da Horowitz su un ritmo di cumbia.
La Chica da sola con la sua voce e il suo pianoforte, un’esperienza…”. André Manoukian
In collaborazione con Zamora Production